Corso di cucina vegetale

Ciao! Dopo un bel po’ di silenzio, questo è il mio nuovo video. L’abbiamo girato durante uno dei corsi di cucina vegetale che ho tenuto ad Acquasanta  (Città della Pieve) per degli ospiti giapponesi. E’ stata davvero una bellissima esperienza in cui abbiamo scambiato ricette e sapori dei nostri paesi.
Corso cucina vegetale1Ringrazio tutte le partecipanti che sono state così attente e curiose di sapere ogni particolare delle ricette e degli ingredienti. Grazie infinite a Reiko Akasura che mi ha dato questa opportunità e ad Antonella per  aver sempre creduto in me.

Video girato e montato da Simone Baldini Tosi.
Musica: “The smile” – Blake

Vellutata dolce d’autunno

…con crostini di pane aromatico e pesto di foglie di carota.

Questa ricetta per me è un successo perché  se c’è una cosa che non mi è mai piaciuta  sono le rape rosse. Da bambina le temevo come la peggiore delle schifezze. Devo dire che fortunatamente mia madre non mi costringeva a mangiarle, visto che mangiavo tutte le altre verdure… menomale! Ultimamente però, soprattutto da quando mi sto dedicando alla cucina vegetale, ho iniziato ad inserire la barbabietola rossa a piccole dosi  nelle mie ricette perché il suo colore brillante è davvero troppo invitante.
Barbabietola-Rossa
Con l’inizio dell’autunno ho iniziato a sperimentare nuove minestre, creme e vellutate e il freddo mi ha dato l’ispirazione per questa ricetta calda, avvolgente e dolce.  Spero che vi piaccia!

INGREDIENTI
Per la vellutata:
1 cipolla dorata
1 carota
700 gr di zucca gialla pulita
1 patata grande
1 barbabietola rossa
olio extravergine di oliva
sale
Per il pesto di foglie di carota:
1 mazzetto di foglie di carota
1 spicchio d’aglio
olio extravergine di oliva
1 cucchiaio di lievito alimentare
sale
Per i crostini e la decorazione:
3 fette di pane casalingo
olio
sale
rosmarino e salvia tritati finemente
1/2 confezione di panna vegetale (mandorla)
sesamo nero

PROCEDIMENTO
Per prima cosa prepariamo la vellutata. Se la nostra barbabietola è cruda mettiamola prima a cuocere o al vapore o in pentola a pressione, fino a che non risulta abbastanza morbida.
Intanto tagliamo a fettine sottili la cipolla e facciamola rosolare nell’olio. Aggiungiamo la carota tagliata a fettine e successivamente la patata e la zucca a tocchetti. Saliamo e aggiungiamo acqua bollente quanto basta a coprire tutte le verdure. Lasciamo cuocere fino a che le patate non saranno morbide (circa 30 minuti). Mentre le verdure cuociono prepariamo il pesto di foglie di carota. Prendiamo solo le foglie, laviamole e sbollentiamole pochi secondi in acqua leggermente salata. Scoliamole e immergiamole in acqua fredda per conservare la brillantezza del verde.
Strizziamo le foglie, tagliuzziamo con il coltello e mettiamole nel bicchiere del frullatore ad immersione. Aggiungiamo uno spicchio d’aglio, sale, lievito alimentare e olio quanto basta per ottenere un bel pesto verde.
Facciamo i crostini: tagliamo le fettine di pane a cubetti di circa 1 centimetro. In una padella antiaderente mettiamo dell’olio e quando è caldo mettiamoci i pezzetti di pane. Spolverare con le erbe aromatiche tritate e un po’ di sale. Quando il pane è croccante spegniamo il fuoco.
Terminiamo la vellutata aggiungendo la barbabietola rossa già lessata e tagliata a pezzetti alle altre verdure. Frulliamo il tutto per ottenere una vellutata. Aggiustiamo di sale e la densità aggiungendo un po’ di acqua se serve. Non facciamo bollire troppo dopo aver aggiunto la barbabietola per non perdere il colore rosso.
Componiamo il piatto versando nel piatto la vellutata, al centro i crostini, sul crostino un cucchiaino di pesto e poi decoriamo con panna vegetale, semi di sesamo nero e un filo d’olio.

Cosa è una “food forest”?

Ne ho sentito parlare per la prima volta durante un corso di permacultura ma non ho mai approfondito molto l’argomento. I primi di novembre ci sarà presso la Fattoria Lara un corso dedicato a questo tipo di “coltivazione” (se così la possiamo chiamare) e mi piacerebbe partecipare.
Food forest locandina
Quello che so sulla food forest è che è un sistema che cerca di replicare le dinamiche e lo sviluppo della foresta, mettendo in pratica così uno dei principi della permacultura secondo cui le nostre azioni sono tanto più efficaci quanto imitano i processi naturali.
Nella food forest, o foresta giardino se preferite l’italiano, troveremo allora una grande varietà di piante che comprendono alberi da frutto, ma anche cespugli che producono bacche, commestibile sia per gli uomini ma anche per gli animali, fiori ed erbe eduli. Il modo in cui viene strutturata è a livelli, in cui le numerose piante occupano strati diversi, proprio come avviene in un bosco.
Tra le varietà di piante troveremo alberi d’alto fusto (ad esempio noci, mandorli, ciliegi…), arbusti (come i noccioli), erbacee perenni commestibili ed officinali, piante striscianti e tappezzanti, che riducono l’evaporazione dell’acqua e l’erosione, e ancora piante di cui si utilizzano le radici (topinambur, patata, aglio) e piante rampicanti (soprattutto viti, ma anche kiwi, fagioli rampicanti).

Per chi fosse interessato ad approfondire un po’ c’è un bell’articolo sull’argomento scritto Elena Parmiggiani, bravissima esperta di permacultura, altrimenti iscrivetevi anche voi al corso che si terrà alla Fattoria Lara a Castiglione del Lago e che verrà condotto da Stefano Soldati dell’associazione La Boa di cui vi posto un breve video su permacultura e food forest.

Veganfest 2015

Lunedì 14 sono stata al Veganfest all’interno del Sana a Bologna. La prima volta ci ero stata l’anno scorso ed è iniziata proprio lì la mia avventura con la cucina vegetale. Fino ad allora, pur avendo avuto una certa esperienza con il vegetarianesimo, non avevo preso troppo in considerazione la possibilità di utilizzare solo ingredienti vegetali. Invece durante la mia visita al Sana 2014 ho avuto la possibilità di essere informata più correttamente su ciò che comporta l’allevamento di animali per la produzione di uova e latticini e questo mi ha dato molto da riflettere. Devo dire che è stato il modo ironico ed artistico con cui sono entrata in contatto con il problema (ebbi il piacere di vedere i primi teaser di “Vegan Chronicles” e la presentazione dello spettacolo “The Animal Machine” del duo EINAUGEN) che mi ha fatto decidere di non cucinare più alimenti di origine animale e di dedicarmi alla cucina vegetale.
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Quest’anno sono tornata a Bologna e il festival non mi ha deluso. Peccato che la mia sia stata una visita velocissima, ma sufficiente per prendere contatti con persone fantastiche (grazie Renata Balducci!), assaggiare delizie 100% vegetali (come per esempio il gelato all’olio di oliva, i formaggi alla mandorla e la spirulina pura, e acquistare due libri: “Cibo per la pace” di Will Tuttle e “Le ricette di VeganBlog.it” curato da Renata Balducci. Proprio acquistando questo libro (che consiglio a tutti per idee e spunti per cucinare piatti tutti vegetali) ho scoperto con mia grande sorpresa, emozione ed onore, che una ricetta che avevo pubblicato su Veganblog.it era stata scelta e quindi pubblicata sul libro. Ne sono stata davvero felice!
Libro veganblog
Dopo la presentazione di questo libro, ospite del palco del Veganfest è stata Melanie Joy, autrice del libro “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche” . Quello che descrive la dott.ssa Joy nel suo libro sono i meccanismi che rendono accettabile, per la maggior parte delle persone, il consumo di carne. Lei chiama “carnista” quella cultura che giustifica l’uccisione degli animali nonostante questa pratica non sia necessaria per la nostra alimentazione (in tal caso dovremmo essere carnivori, condizione biologica propria di determinate specie, ma non della nostra). Ha presentato le strategie con cui impariamo ad accettare le atrocità commesse dentro i macelli. Atrocità che poi non sono solo verso gli animali, ma anche nei confronti del pianeta (ricordiamo che l’allevamento dopo l’industria è la seconda causa di inquinamento ed emissioni di gas serra – vedi rapporto FAO “Livestock’s long shadow”), delle persone che lavorano negli allevamenti (molte di loro soffrono di stress post traumatico) e della nostra salute (basti pensare agli additivi che vengono aggiunti negli alimenti conservati a base di carne o agli antibiotici che sono somministrati agli animali per non farli ammalare).
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Secondo l’autrice scardinare l’abitudine di cibarsi di carne, non sarà però repentino e non può essere deciso “a tavolino”, ma avverrà passo dopo passo, passando inizialmente attraverso una forte riduzione del consumo per arrivare, idealmente, ad eliminare completamente i cibi animali dai nostri piatti.
Se volete approfondire quello che ha raccontato la dott.ssa Melany Joy, vi consiglio di vedere il video che posto di seguito, in cui viene spiegata in modo sintetico ma molto chiaro la teoria del “carnismo”. Buona visione 🙂

“Cena di gusto” vegan alla Palagina

Credo che sia bello che accada che alcuni ristoranti “tradizionali” a volte decidano di confrontarsi con la cucina vegan. È segno del fatto che aumentano le persone che fanno richiesta di piatti vegetali sia per motivi etici, ma anche per la curiosità di assaggiare sapori diversi.
Siccome non è sempre facile trovare occasioni per mangiare vegetale in Valdarno, quando ho saputo che al ristorante La Palagina hanno dedicato una delle “serate di gusto” alla cucina vegan, ne sono stata molto contenta.
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Ho chiesto al manager del ristorante, Fabio Bernini del perché di questa scelta e mi ha detto che “ormai l’alimentazione vegan è una tendenza, ma non perché sia una semplice moda, ma perché la tendenza delle persone sarà sempre di più quella di una maggiore consapevolezza ed attenzione per la salute, per l’ambiente e per il benessere degli animali”.
Il menù è davvero invitante e mette in campo…ops, nel piatto, tutta la sapienza dello chef della Palagina, Federico Cardi. Ecco in anteprima quello che assaggeremo mercoledì 16 settembre:

Polpette di sesamo, ceci e spinaci serviti su purea di cavolfiore e cumino con spuma di salvia
Ravioli Wanton fatti in casa con alghe wakame e funghi shitake
Carciofi, castagne e zucca gialla con timballo di amaranto, bambù e soia
Aspic di mele al thè menta con coulis di frutti di bosco.

Il tutto sarà “annaffiato” dai vini biologici Sugame (Greve in Chianti)  che verranno serviti in abbinamento con le quattro portate.
Se il menù vi ispira e volete regalarvi una serata speciale in una location splendida questa potrebbe essere una buona occasione!
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Per info e contatti:
La Palagina
Via Grevigiana, 4 – Figline Valdarno
www.palagina.it – ristorante@palagina.it
Tel. +39 055 9502931 – 339 4299402

Risotto al melone

Questa ricetta è la rivisitazione di un piatto che viene fatto nel ristorante in cui lavoro. Il piatto originale non è totalmente vegetale, ma ho subito pensato che sarebbe potuto essere delizioso anche senza i latticini e quindi mi sono messa all’opera.
Molti penseranno che un risotto con il melone sia molto dolce, e invece non lo è, mentre invece è decisamente fresco, morbido ed…estivo 🙂
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INGREDIENTI (x 4 persone)

300 g di riso integrale (se poi volete proprio usare quello bianco il piatto viene ugualmente buono, ma meno sano :P);
1 cipolla dorata;
1/4 di melone (buono!);
1/2 confezione di panna vegetale;
1 limone;
1 mazzetto di foglie di sedano tenere;
1 cucchiaino di semi di papavero
olio extravergine di oliva;
sale marino integrale;
acqua qb.

PROCEDIMENTO
Tritiamo finemente la cipolla e mettiamola a soffriggere con l’olio evo. Nel frattempo mettiamo dell’acqua a bollire (un pentolino). Uniamo il riso al soffritto e facciamo tostare pochi minuti.  A questo punto aggiungiamo l’acqua che sarà bella calda e facciamo cuocere. Mentre il riso cuoce, tagliamo il melone a dadini piccoli (circa mezzo centimetro) e tritiamo le foglie di sedano.
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Quando il riso è quasi cotto (1 minuto prima della cottura completa), uniamo il melone e la panna vegetale (io ho usato quella di cocco di IsolaBio, ma va bene anche riso o soia) e lasciamo sul fuoco ancora un minuto. Aggiustiamo di sale e se è troppo sodo aggiungiamo poca acqua e olio evo. Mettiamo il risotto al centro del piatto e cospargiamo con le foglie di sedano tritate, i semi di papavero e una grattata di scorza di limone.  Filo d’olio e via, il piatto è pronto.
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